Ebook: La potenza e l'atto. Due saggi su Giovanni Gentile
Author: Gennaro Sasso
- Series: Biblioteca di cultura 233
- Year: 1998
- Publisher: La Nuova Italia
- Language: Italian
- pdf
In questo libro che, a cominciare dalla questione aristotelica, tocca aspetti essenziali della filosofia gentiliana, Gennaro Sasso conclude il ciclo degli studi da lui dedicati all'interpretazione e alla critica dell'attualismo.
La tesi sostenuta nel più ampio di questi due saggi è che, nella concezione dell'atto puro, Giovanni Gentile fu assai più concorde con Aristotele di quanto non risultasse a lui che, invece, riteneva di averne capovolto l'idea. Il punto centrale non sta infatti nel decidere se l'atto sia soggetto o, piuttosto, oggetto: se sia actus, come Gentile diceva e voleva, o actum, quale, a suo parere, Aristotele l'aveva concepito. Ma sta invece nella sua intrascendibilità, nella sua infinità, e nella conseguente impossibilità sua di dialettizzarsi e di aprirsi alla prospettiva dell'incremento e del progresso. Se per questo aspetto Gentile rivelava la fisionomia aristotelica del suo pensiero, nella questione della potenza e dell'atto scopriva addirittura tratti megarici.
Nel secondo e più breve saggio si parla di una vecchia e quasi dimenticata polemica che, a proposito dell'interpretazione di Rosmini, vide impegnato, con Gentile che l'aveva iniziata, Pantaleo Carabellese. E il lettore vi troverà elementi interessanti, atti ad arricchire il quadro interpretativo dell'idealismo attuale in un momento cruciale della sua formazione.
La tesi sostenuta nel più ampio di questi due saggi è che, nella concezione dell'atto puro, Giovanni Gentile fu assai più concorde con Aristotele di quanto non risultasse a lui che, invece, riteneva di averne capovolto l'idea. Il punto centrale non sta infatti nel decidere se l'atto sia soggetto o, piuttosto, oggetto: se sia actus, come Gentile diceva e voleva, o actum, quale, a suo parere, Aristotele l'aveva concepito. Ma sta invece nella sua intrascendibilità, nella sua infinità, e nella conseguente impossibilità sua di dialettizzarsi e di aprirsi alla prospettiva dell'incremento e del progresso. Se per questo aspetto Gentile rivelava la fisionomia aristotelica del suo pensiero, nella questione della potenza e dell'atto scopriva addirittura tratti megarici.
Nel secondo e più breve saggio si parla di una vecchia e quasi dimenticata polemica che, a proposito dell'interpretazione di Rosmini, vide impegnato, con Gentile che l'aveva iniziata, Pantaleo Carabellese. E il lettore vi troverà elementi interessanti, atti ad arricchire il quadro interpretativo dell'idealismo attuale in un momento cruciale della sua formazione.
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