Ebook: Lettere a Giovanni Gentile (1896-1924)
- Series: Diari memorie e lettere
- Year: 1981
- Publisher: Mondadori
- Language: Italian
- pdf
A cura di Alda Croce.
Prefazione di Gennaro Sasso.
Nel 1896 lo studente della normale di Pisa Giovanni Gentile invia a Croce un suo studio sulle commedie del Lasca. Da allora una fitta corrispondenza di «amicizia» e «collaborazione intellettuale» si prolungherà fino al 1924, anno durante il quale la frattura è inevitabile sia per divergenze politiche che filosofiche. Ciò provocherà «sconcerto e preoccupazione», perché sarebbe venuta a mancare quella discussione filosofica che aveva accompagnato i primi anni del Novecento ed era stata un punto di riferimento per molti studiosi.
Gentile non mancherà nei primi anni di utilizzare formule reverenziali, e adopererà anche, nello scorrere del tempo, espressioni quasi di devozione. Croce a soli cinque mesi dalla prima lettera, nel novembre 1896 si rivolgerà a lui con una formula che manterrà sempre: «Egregio amico».
Nel loro dialogo si ritrova sempre «una profonda lezione di serietà morale» e che «insegna il rigore e l’intransigenza del pensiero, che, nelle svolte più ardue e supreme, non può transigere con se stesso né cedere a comode mediazioni» (Natalino Irti).
Prefazione di Gennaro Sasso.
Nel 1896 lo studente della normale di Pisa Giovanni Gentile invia a Croce un suo studio sulle commedie del Lasca. Da allora una fitta corrispondenza di «amicizia» e «collaborazione intellettuale» si prolungherà fino al 1924, anno durante il quale la frattura è inevitabile sia per divergenze politiche che filosofiche. Ciò provocherà «sconcerto e preoccupazione», perché sarebbe venuta a mancare quella discussione filosofica che aveva accompagnato i primi anni del Novecento ed era stata un punto di riferimento per molti studiosi.
Gentile non mancherà nei primi anni di utilizzare formule reverenziali, e adopererà anche, nello scorrere del tempo, espressioni quasi di devozione. Croce a soli cinque mesi dalla prima lettera, nel novembre 1896 si rivolgerà a lui con una formula che manterrà sempre: «Egregio amico».
Nel loro dialogo si ritrova sempre «una profonda lezione di serietà morale» e che «insegna il rigore e l’intransigenza del pensiero, che, nelle svolte più ardue e supreme, non può transigere con se stesso né cedere a comode mediazioni» (Natalino Irti).
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