Ebook: I personaggi del teatro di Shakespeare
Author: Hazlitt William
- Year: 2016
- Publisher: Sellerio Editore
- Language: Italian
- epub
«Se c’è qualcosa che possa indurci a leggere un ulteriore commento a
Shakespeare, è che sia preceduto dal nome di Hazlitt. Con questo tema trito e ritrito
egli ci ha sorpreso, e ci ha sorpreso felicemente. Egli è un critico brillante,
epigrammatico, originale, paradossale e suggestivo, ancor più che preciso, luminoso e
profondo. In termini di puro e semplice divertimento, è il miglior commentatore che
abbia mai scritto in inglese» (Edgar Allan Poe). Hazlitt può essere considerato il più
«europeo» tra gli intellettuali inglesi della sua epoca, vale a dire non ristretto in
una esclusiva insularità. Era un bonapartista giacobino, amico della Francia
rivoluzionaria, ed ebbe rapporti letterari con l’Italia. La sua opera principale, I
personaggi del teatro di Shakespeare del 1817, per la prima volta qui tradotto in
italiano, viene unanimemente ritenuto un classico intramontabile. Legge tutti i drammi
attraverso l’analisi minuta dei diversi personaggi del grande poeta, e cita Pope: «I
suoi personaggi sono a tal punto la Natura stessa, che è una specie di oltraggio
definirli con sufficienza copie di Essa». E in questo senso è stato considerato alla
base della tendenza critica del cosiddetto «Character Criticism». Però, nel titolo
inglese, la parola chiave «character» può essere riferita, non solo ai personaggi, ma
anche al carattere generale dei singoli drammi. Per cui, oltre che fungere da guida di
utilità imprescindibile a capire le psicologie, il libro è soprattutto un fondamentale
contributo ai più generali studi shakespeariani. Lo stile, la verve, la straordinaria
personalità dell’autore, ne fanno infine un saggio di bella lettura, persuasivo ed
elegante. È stato causa di un’implacabile polemica, riaccesasi ad ogni passaggio
delicato della storia inglese, dai tempi della Restaurazione seguita alla caduta di
Napoleone (che fece di Hazlitt politicamente un emarginato) fino agli anni recenti del
post-thatcherismo. La contesa è sulla tendenza conservatrice del grande drammaturgo:
«Shakespeare – scrive Hazlitt – sembra avere un debole per il versante dispotico»; e
sulla natura in sé aristocratica della poesia: «la causa del popolo, in effetti, si
presta poco a fare da argomento alla poesia». Un tema tanto scottante intorno al Bardo
delle lettere inglesi da consentire di definire questo «un libro sedizioso» (così
ampiamente illustra, nella sua ricca Nota sulla fortuna «politica» di Hazlitt, Alfonso
Geraci).
Shakespeare, è che sia preceduto dal nome di Hazlitt. Con questo tema trito e ritrito
egli ci ha sorpreso, e ci ha sorpreso felicemente. Egli è un critico brillante,
epigrammatico, originale, paradossale e suggestivo, ancor più che preciso, luminoso e
profondo. In termini di puro e semplice divertimento, è il miglior commentatore che
abbia mai scritto in inglese» (Edgar Allan Poe). Hazlitt può essere considerato il più
«europeo» tra gli intellettuali inglesi della sua epoca, vale a dire non ristretto in
una esclusiva insularità. Era un bonapartista giacobino, amico della Francia
rivoluzionaria, ed ebbe rapporti letterari con l’Italia. La sua opera principale, I
personaggi del teatro di Shakespeare del 1817, per la prima volta qui tradotto in
italiano, viene unanimemente ritenuto un classico intramontabile. Legge tutti i drammi
attraverso l’analisi minuta dei diversi personaggi del grande poeta, e cita Pope: «I
suoi personaggi sono a tal punto la Natura stessa, che è una specie di oltraggio
definirli con sufficienza copie di Essa». E in questo senso è stato considerato alla
base della tendenza critica del cosiddetto «Character Criticism». Però, nel titolo
inglese, la parola chiave «character» può essere riferita, non solo ai personaggi, ma
anche al carattere generale dei singoli drammi. Per cui, oltre che fungere da guida di
utilità imprescindibile a capire le psicologie, il libro è soprattutto un fondamentale
contributo ai più generali studi shakespeariani. Lo stile, la verve, la straordinaria
personalità dell’autore, ne fanno infine un saggio di bella lettura, persuasivo ed
elegante. È stato causa di un’implacabile polemica, riaccesasi ad ogni passaggio
delicato della storia inglese, dai tempi della Restaurazione seguita alla caduta di
Napoleone (che fece di Hazlitt politicamente un emarginato) fino agli anni recenti del
post-thatcherismo. La contesa è sulla tendenza conservatrice del grande drammaturgo:
«Shakespeare – scrive Hazlitt – sembra avere un debole per il versante dispotico»; e
sulla natura in sé aristocratica della poesia: «la causa del popolo, in effetti, si
presta poco a fare da argomento alla poesia». Un tema tanto scottante intorno al Bardo
delle lettere inglesi da consentire di definire questo «un libro sedizioso» (così
ampiamente illustra, nella sua ricca Nota sulla fortuna «politica» di Hazlitt, Alfonso
Geraci).
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