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Ebook: L'assedio. Troppi nemici per Giovanni Falcone

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29.01.2024
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Tragico e coinvolgente, L'assedio ci riporta a uno dei periodi piú bui della nostra Repubblica, eppure, nonostante tutto, non è la cronaca di una sconfitta: racconta la straordinaria avventura dell'uomo che, con la sua azione, ha segnato il declino di Cosa nostra.

A venticinque anni dall'attentato di Capaci, Giovanni Bianconi ricostruisce, attraverso i documenti e i ricordi dei protagonisti, l'ultimo periodo della vita di Giovanni Falcone. Un'indagine nella Storia, che rivela la condizione di accerchiamento in cui si è trovato il giudice palermitano, stretto tra mafiosi, avversari interni al mondo della magistratura e una classe politica nel migliore dei casi irresponsabile. E individua coloro che, nascosti dietro il paravento del «rispetto delle regole», lo contrastarono, tentarono di delegittimarlo e lo isolarono fino a trasformarlo nel bersaglio perfetto per i corleonesi di Totò Riina.

«Non vi è dubbio che Giovanni Falcone fu sottoposto a un infame linciaggio - prolungato nel tempo, proveniente da piú parti, gravemente oltraggioso nei termini, nei modi e nelle forme - diretto a stroncare per sempre, con vili e spregevoli accuse, la reputazione e il decoro professionale del valoroso magistrato. Non vi è alcun dubbio che Giovanni Falcone - certamente il piú capace magistrato italiano - fu oggetto di torbidi giochi di potere, di strumentalizzazioni a opera della partitocrazia, di meschini sentimenti di invidia e gelosia (anche all'interno delle stesse istituzioni), tendenti a impedirgli che assumesse quei prestigiosi incarichi i quali dovevano, invece, a lui essere conferiti sia per essere egli il piú meritevole, sia perché il superiore interesse generale imponeva che il crimine organizzato fosse contrastato da chi era indiscutibilmente il piú bravo e il piú preparato, e offriva le maggiori garanzie - anche di assoluta indipendenza e di coraggio - nel contrastare, con efficienza e in profondità, l'associazione criminale».
Dalla sentenza della seconda sezione Penale della Corte di Cassazione. Roma, 6 maggio 2004.

Dal primo capitolo:
"Il nome ufficiale era Stay behind, che letteralmente significa «stare dietro»; sottinteso: le linee dell’ipotetico invasore dall’Est comunista, da scompaginare attraverso la rete clandestina di patrioti addestrati a sabotare e resistere. Un’operazione imbastita dall’Alleanza atlantica a metà degli anni Cinquanta, ma in Italia nessuno ne ha saputo niente – tranne pochi governanti e ufficiali del servizio segreto militare – finché il presidente del Consiglio Giulio Andreotti l’ha resa pubblica, a ottobre del 1990. Chiamandola col nome «Gladio», dal simbolo della piccola spada a doppia lama contornata dal motto Silendo libertatem servo, «in silenzio servo la libertà».
Da quel momento cominciarono a inseguirsi interrogativi e polemiche, come sempre quando s’intrecciano politica e trame occulte, nel Paese a «sovranità limitata» imposta dagli americani. Stavolta c’erano di mezzo anche la Cia e i depositi nascosti di armi ed esplosivi, quanto bastava per alimentare dubbi su possibili collegamenti con le bombe che hanno condizionato la vita pubblica dal dopoguerra in avanti.[...]
Anche il giudice Giovanni Falcone, ora in servizio al ministero della Giustizia come direttore generale dell’ufficio Affari penali, era interessato a Gladio. Quando da magistrato inquirente a Palermo conduceva ancora le indagini antimafia aveva intenzione di approfondire il ruolo della struttura clandestina presente pure in Sicilia, per verificare se potesse celare una delle zone grigie dove gli interessi degli «uomini d’ordine» si mescolano con quelli degli «uomini d’onore». Come in alcuni circoli massonici, o in qualche ordine cavalleresco. Nell’ultimo periodo aveva chiesto al procuratore di potersene occupare, ma non gli fu concesso. Un motivo in piú per andarsene."
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