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Ebook: La Repubblica del Selfie. Dalla meglio gioventù a Matteo Renzi

Author: Marco Damilano

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29.01.2024
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La scalata all’Italia di Matteo Renzi è stata raccontata dal suo protagonista come una guerra lampo dalle cadenze napoleoniche, un cambiamento di stagione epocale, contro nemici di ogni tipo. In realtà è stata una resa senza condizioni. Senza opporre resistenza, partiti, industriali, intellettuali si sono consegnati al giovane conquistatore: una bandiera bianca collettiva, la dissoluzione della rete di alleanze ed equilibri su cui si reggeva la Repubblica italiana. Quella Repubblica nata settant’anni fa con i ragazzi scesi dalle montagne per sedersi al tavolo della Costituente. Erano i padri della democrazia, i buoni maestri che tenevano insieme cattolici e comunisti, radicali e liberali, e intanto costruivano autostrade e conficcavano milioni di antenne sui tetti delle case. Ma poi i padri invecchiarono e arrivarono i figli, la meglio gioventù della tv a colori e dell’aria di piombo. Una menzogna. L’inizio del vuoto.
Un vuoto durato quarant’anni.
In quel vuoto è nata e cresciuta la nuova razza padrona, che ha il volto di Matteo Renzi e si presenta senza passato, avida di presente, proiettata al futuro. Detesta il fardello della memoria, rifiuta la responsabilità dei decenni precedenti: noi non c’eravamo, ripete.
Invece va inserita in una storia. In quella che arriva da lontano, nel lunghissimo processo che attraversa gli ultimi anni Settanta, gli Ottanta e Novanta fino a Tangentopoli. E in quella più recente, il crack di una classe dirigente provocato dalla crisi economica e da un divorzio irreparabile tra cittadini e politica. “Una lunga caduta, come nei sogni. Il risveglio tocca ai figli. Nel vuoto si sono mossi, in mezzo al vuoto hanno conquistato il potere, puntando sul vuoto rischiano di perdere. O di invecchiare precocemente.”


La scalata all’Italia di Matteo Renzi è stata raccontata dal suo protagonista come una guerra lampo dalle cadenze napoleoniche, un cambiamento di stagione epocale, contro nemici di ogni tipo. In realtà è stata una resa senza condizioni. Senza opporre resistenza, partiti, industriali, intellettuali si sono consegnati al giovane conquistatore: una bandiera bianca collettiva, la dissoluzione della rete di alleanze ed equilibri su cui si reggeva la Repubblica italiana. Quella Repubblica nata settant’anni fa con i ragazzi scesi dalle montagne per sedersi al tavolo della Costituente. Erano i padri della democrazia, i buoni maestri che tenevano insieme cattolici e comunisti, radicali e liberali, e intanto costruivano autostrade e conficcavano milioni di antenne sui tetti delle case. Ma poi i padri invecchiarono e arrivarono i figli, la meglio gioventù della tv a colori e dell’aria di piombo. Una menzogna. L’inizio del vuoto.
Un vuoto durato quarant’anni.
In quel vuoto è nata e cresciuta la nuova razza padrona, che ha il volto di Matteo Renzi e si presenta senza passato, avida di presente, proiettata al futuro. Detesta il fardello della memoria, rifiuta la responsabilità dei decenni precedenti: noi non c’eravamo, ripete.
Invece va inserita in una storia. In quella che arriva da lontano, nel lunghissimo processo che attraversa gli ultimi anni Settanta, gli Ottanta e Novanta fino a Tangentopoli. E in quella piЭ recente, il crack di una classe dirigente provocato dalla crisi economica e da un divorzio irreparabile tra cittadini e politica. “Una lunga caduta, come nei sogni. Il risveglio tocca ai figli. Nel vuoto si sono mossi, in mezzo al vuoto hanno conquistato il potere, puntando sul vuoto rischiano di perdere. O di invecchiare precocemente.”
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