Ebook: Gli ultimi giorni dell'umanità. Tragedia in cinque atti con preludio ed epilogo
- Series: Biblioteca Adelphi 102
- Year: 1990
- Publisher: Adelphi
- City: Milano
- Language: Italian
- pdf
Gli ultimi giorni dell'umanità stanno al
centro dell’o p era di Karl Kraus, come il
Minotauro nel labirinto. Tutti i suoi sag
gi, i suoi aforismi, i suoi pamphlets, le
sue liriche convergono verso questo te
sto di teatro irrappresentabile, che acco
glie in sé tutti i generi e gli stili letterari,
così come la realtà di cui parla — quel-
l'irrappresentabile evento che fu la pri
ma guerra mondiale — racchiudeva in sé
le più sottili e inedite varietà dell’orrore.
Per Kraus, fin dall'inizio, la guerra fu
un intreccio allucinatorio di voci, dal
« quotidiano, ineludibile, o rrendo grido:
Edizione straordinaria! » alle chiacchiere
dei capannelli, dalle dichiarazioni tronfie
e ignare dei Potenti ai ‘pezzi di colore’
della stampa, sino all'inarticolato lamen
to delle vittime. « Non c’è una sola voce
che Kraus abbia lasciato perdere, era in
vasato da ogni specifico accento della
guerra e lo riproduceva con forza strin
gente », ha scritto Elias Canetti, che a
Vienna ascoltò molte volte Kraus mentre
leggeva in teatro scene degli Ultimi gior
ni. Così, mentre i più illustri scrittori del
tempo, salvo rarissime eccezioni, davano
una prova miserevole di sé, partecipan
do baldanzosi, da una parte o dall’altra,
all’esaltazione bellica, Kraus fu l’unico
che riuscì a catturare quell’evento imma
ne in tutti i suoi aspetti, e nel momento
stesso in cui accadeva, sulla pagina scrit
ta: « La guerra mondiale è entrata com
pletamente negli Ultimi giorni dell'umani
tà, senza consolazioni e senza riguardi,
senza abbellimenti, edulcoramenti, e so
prattutto, questo è il punto più impor
tante, senza assuefazione » (Canetti). Per
giungere a tanto, Kraus dovette abban
donarsi a un rovente delirio, a una pe
renne peregrinazione sciamanica attra
verso le voci, sui mille teatri della guerra,
dalle trincee ai Quartier Generali, dai
luoghi di villeggiatura ai palazzi imperia
li, dagli interni borghesi ai caffè. Il risul
tato si presen ta come un imponente
« masso erratico » nella letteratura del
Novecento e spezza ogni categoria: pri
ma fra tutte quella della « tragedia », a
cui allude il sottotitolo con dolorosa iro
nia. Perché la tragedia presuppone al
meno la coscienza della colpa: mentre
qui centinaia di personaggi — fra i quali
incontriam o i due imperatori, Francesco
G iu sep p e e G uglielm o II e vari Potenti
maligni, ma anche una loquace giornali
sta e tanti di quei liberi lettori di giornali
che co m pongo no la voce delle masse —
in un solo carattere concordano: una
spaventosa comicità, data dalla loro co
mune inconsapevolezza di ciò che provo
cano e che subiscono, paghi come sono
di trasmettersi frasi fatte e di « portare
la loro pietruzza » sull’altare dove si at
tendono le sacre nozze fra la Stupidità e
la Potenza. Come Kraus aveva già visto
tutte le atrocità della guerra nella affabi
le vita viennese dei primi anni del Nove
cento, così nella prima gu erra mondiale
vide con perfetta chiarezza non solo il
nazismo (che qui appare mirabilmente
descritto prim a ancora che il nome esi
stesse), ma gli anni in cui viviamo: l'età
del massacro. Perciò a noi, come ai lettori
di allora, si rivolgono le parole con cui
Kraus introduceva gli Ultimi giorni: « I
frequentatori dei teatri di questo mondo
non saprebbero reggervi. Perché è san
gue del loro sangue e sostanza della so
stanza di quegli anni irreali, inconcepibi
li, irraggiungibili da qualsiasi vigile intel
letto, inaccessibili a qualsiasi ricordo e
conservati soltanto in un sogno cruento,
di quegli anni in cui personaggi da o p e
retta recitarono la tragedia dell’uma-
nità ».
Karl Kraus (1874-1936) fondò nel 1899
a Vienna una rivista, la « Fackel », che
per trentasette anni sparse senza tregua
« tradimento, terremoto, veleno e incen
dio dal mundus intelligibilis » (Walter
Benjamin). Sulla rivista apparivano per
lo più i testi — saggi, glosse, polemiche,
aforismi, liriche — che Kraus poi rielabo
rava e pubblicava in volume. Così avven
ne anche per alcune scene degli Ultimi
giorni dell’umanità. Kraus scrisse la mag
gio r parte del testo durante la guerra e
diede più volte lettura pubblica di alcu
ne scene. Continuò poi a lavorarci fino
al 1922, quando ne apparve l’edizione
definitiva. Gli ultimi giorni dellumanità
vengono qui pubblicati per la prima vol
ta al m o ndo in versione integrale (se si
eccettua una traduzione in cèco del 1933
centro dell’o p era di Karl Kraus, come il
Minotauro nel labirinto. Tutti i suoi sag
gi, i suoi aforismi, i suoi pamphlets, le
sue liriche convergono verso questo te
sto di teatro irrappresentabile, che acco
glie in sé tutti i generi e gli stili letterari,
così come la realtà di cui parla — quel-
l'irrappresentabile evento che fu la pri
ma guerra mondiale — racchiudeva in sé
le più sottili e inedite varietà dell’orrore.
Per Kraus, fin dall'inizio, la guerra fu
un intreccio allucinatorio di voci, dal
« quotidiano, ineludibile, o rrendo grido:
Edizione straordinaria! » alle chiacchiere
dei capannelli, dalle dichiarazioni tronfie
e ignare dei Potenti ai ‘pezzi di colore’
della stampa, sino all'inarticolato lamen
to delle vittime. « Non c’è una sola voce
che Kraus abbia lasciato perdere, era in
vasato da ogni specifico accento della
guerra e lo riproduceva con forza strin
gente », ha scritto Elias Canetti, che a
Vienna ascoltò molte volte Kraus mentre
leggeva in teatro scene degli Ultimi gior
ni. Così, mentre i più illustri scrittori del
tempo, salvo rarissime eccezioni, davano
una prova miserevole di sé, partecipan
do baldanzosi, da una parte o dall’altra,
all’esaltazione bellica, Kraus fu l’unico
che riuscì a catturare quell’evento imma
ne in tutti i suoi aspetti, e nel momento
stesso in cui accadeva, sulla pagina scrit
ta: « La guerra mondiale è entrata com
pletamente negli Ultimi giorni dell'umani
tà, senza consolazioni e senza riguardi,
senza abbellimenti, edulcoramenti, e so
prattutto, questo è il punto più impor
tante, senza assuefazione » (Canetti). Per
giungere a tanto, Kraus dovette abban
donarsi a un rovente delirio, a una pe
renne peregrinazione sciamanica attra
verso le voci, sui mille teatri della guerra,
dalle trincee ai Quartier Generali, dai
luoghi di villeggiatura ai palazzi imperia
li, dagli interni borghesi ai caffè. Il risul
tato si presen ta come un imponente
« masso erratico » nella letteratura del
Novecento e spezza ogni categoria: pri
ma fra tutte quella della « tragedia », a
cui allude il sottotitolo con dolorosa iro
nia. Perché la tragedia presuppone al
meno la coscienza della colpa: mentre
qui centinaia di personaggi — fra i quali
incontriam o i due imperatori, Francesco
G iu sep p e e G uglielm o II e vari Potenti
maligni, ma anche una loquace giornali
sta e tanti di quei liberi lettori di giornali
che co m pongo no la voce delle masse —
in un solo carattere concordano: una
spaventosa comicità, data dalla loro co
mune inconsapevolezza di ciò che provo
cano e che subiscono, paghi come sono
di trasmettersi frasi fatte e di « portare
la loro pietruzza » sull’altare dove si at
tendono le sacre nozze fra la Stupidità e
la Potenza. Come Kraus aveva già visto
tutte le atrocità della guerra nella affabi
le vita viennese dei primi anni del Nove
cento, così nella prima gu erra mondiale
vide con perfetta chiarezza non solo il
nazismo (che qui appare mirabilmente
descritto prim a ancora che il nome esi
stesse), ma gli anni in cui viviamo: l'età
del massacro. Perciò a noi, come ai lettori
di allora, si rivolgono le parole con cui
Kraus introduceva gli Ultimi giorni: « I
frequentatori dei teatri di questo mondo
non saprebbero reggervi. Perché è san
gue del loro sangue e sostanza della so
stanza di quegli anni irreali, inconcepibi
li, irraggiungibili da qualsiasi vigile intel
letto, inaccessibili a qualsiasi ricordo e
conservati soltanto in un sogno cruento,
di quegli anni in cui personaggi da o p e
retta recitarono la tragedia dell’uma-
nità ».
Karl Kraus (1874-1936) fondò nel 1899
a Vienna una rivista, la « Fackel », che
per trentasette anni sparse senza tregua
« tradimento, terremoto, veleno e incen
dio dal mundus intelligibilis » (Walter
Benjamin). Sulla rivista apparivano per
lo più i testi — saggi, glosse, polemiche,
aforismi, liriche — che Kraus poi rielabo
rava e pubblicava in volume. Così avven
ne anche per alcune scene degli Ultimi
giorni dell’umanità. Kraus scrisse la mag
gio r parte del testo durante la guerra e
diede più volte lettura pubblica di alcu
ne scene. Continuò poi a lavorarci fino
al 1922, quando ne apparve l’edizione
definitiva. Gli ultimi giorni dellumanità
vengono qui pubblicati per la prima vol
ta al m o ndo in versione integrale (se si
eccettua una traduzione in cèco del 1933
Download the book Gli ultimi giorni dell'umanità. Tragedia in cinque atti con preludio ed epilogo for free or read online
Continue reading on any device:
Last viewed books
Related books
{related-news}
Comments (0)