Ebook: Il tè del cappellaio matto
Author: Pietro Citati
- Genre: Literature
- Series: Saggi e testi
- Year: 1972
- Publisher: Mondadori
- City: Milano
- Language: Italian
- pdf
Ogni persona, che nell’infanzia abbia avuto
qualche propensione per le letture fanta
stiche, conosce la scena davanti a cui si
svolge questo libro. Siamo vicini alla casa
della Lepre di Marzo.
Sotto un albero, il Cappellaio matto, la Le
pre e il Ghiro stanno seduti nell’angolo di
un tavolo lunghissimo, sopra il quale si am
mucchiano confusamente teiere, lattiere,
pani di burro, qualche torta di frutta pre
parata dalla Regina di Cuori; e un numero
infinito di tazze, che attendono non sappia
mo quali invitati. In questo luogo, il tempo
si è fermato. Mentre altrove continuano a
inseguirsi i giorni e le notti, le primavere e
gli inverni, davanti alla casa della Lepre di
Marzo sono sempre le sei del pomeriggio:
il tè è eternamente caldo nelle tazze, il bur
ro, le torte e le marmellate sono freschis
simi, come se qualcuno li avesse appena
posati sulla tavola.
Ubbidendo a chissà quale richiamo, giunge
da ogni parte del mondo e da tutte le epoche
della storia una moltitudine di avvenimenti
e di persone, che occupa la scena di questo
libro. Qui tornano a cadere le città e gli im
peri del mondo: la ricca Micene, lampeg
giante d’oro, di bronzo e d’avorio, cede an
cora una volta all’assalto di misteriose orde
armate di ferro; e Città del Messico mostra
per un istante lo spettacolo delle sue strade,
dei suoi porti, dei suoi acquedotti, dei suoi
templi, delle sue fortezze, il lago formico
lante di canoe e il mercato pieno di ogni
merce d’America. Tutti i posti della lunga
tavola sono occupati da una folla di gravi e
amabili spettri: San Girolamo tenta di tra
durre ogni sfumatura dell’incomprensibile
parola di Dio, Campanella fantastica intor
no alle macchie della Luna, al candore della
Galassia e agli abitanti delle stelle: Baudelaire
sembra ancora il giovane, dalle labbra im
pudenti e dalla capigliatura raffaellesca, che
attraversava come un principe in incognito
il turbine di Parigi: Tolstoj contempla affasci
nato e angosciato « il gioco delle luci, il
comico, il tragico, il commovente e il bello
della vita »: Nietzsche è appena giunto dai
suoi viaggi, dalle sue misere camere d’alber
go, dagli abissi desolati dove abita la Verità
e l’Enigma: Conrad insegue gli ultimi, de
boli bagliori di luce, che non si lasciano
travolgere dalla marea taciturna della tene
bra: il giovane Proust, « con gli occhi allun
gati e bianchi come una mandorla fresca »,
discorre con la madre: Gadda confessa il
« male oscuro » della propria anima: Kava-
fis gioca col tempo e si addentra, pieno di
desiderio, nel regno del passato, al quale
strappa qualche delicata lapide d’aria: Fitz-
gerald gioca ansiosamente con le ferite del
proprio cuore: Borges con l’eternità, le spa
de, i labirinti, i libri, gli specchi, le bibliote
che, i cataloghi... Tra questi invitati, che in
vita non si conobbero o si lessero a distanza
di secoli, corrono adesso relazioni insospetta
te. Le loro parole si rispecchiano l’una nel
l’altra; e, alla fine, tutte le voci echeggiano
come una voce sola, tutti i libri paiono
scritti da un’unica mano che cela indefinita
mente se stessa.
Chi ha convocato questa folla molteplice?
Chi tenta di raccogliere le immagini dei ro
manzieri e dei poeti? Dietro un albero o se
duto a un angolo della lunga tavola, il pa
drone di casa - l’apparente autore di que
sto libro - si nasconde: ora contraffà le paro
le di un grande vicino, ora si dissimula tra i
minori e i minimi, ora indossa le vesti della
Tragedia o della Commedia: ora svanisce
lentamente nell’aria, come il sorriso senza
corpo e senza volto del gatto del Cheshire.
qualche propensione per le letture fanta
stiche, conosce la scena davanti a cui si
svolge questo libro. Siamo vicini alla casa
della Lepre di Marzo.
Sotto un albero, il Cappellaio matto, la Le
pre e il Ghiro stanno seduti nell’angolo di
un tavolo lunghissimo, sopra il quale si am
mucchiano confusamente teiere, lattiere,
pani di burro, qualche torta di frutta pre
parata dalla Regina di Cuori; e un numero
infinito di tazze, che attendono non sappia
mo quali invitati. In questo luogo, il tempo
si è fermato. Mentre altrove continuano a
inseguirsi i giorni e le notti, le primavere e
gli inverni, davanti alla casa della Lepre di
Marzo sono sempre le sei del pomeriggio:
il tè è eternamente caldo nelle tazze, il bur
ro, le torte e le marmellate sono freschis
simi, come se qualcuno li avesse appena
posati sulla tavola.
Ubbidendo a chissà quale richiamo, giunge
da ogni parte del mondo e da tutte le epoche
della storia una moltitudine di avvenimenti
e di persone, che occupa la scena di questo
libro. Qui tornano a cadere le città e gli im
peri del mondo: la ricca Micene, lampeg
giante d’oro, di bronzo e d’avorio, cede an
cora una volta all’assalto di misteriose orde
armate di ferro; e Città del Messico mostra
per un istante lo spettacolo delle sue strade,
dei suoi porti, dei suoi acquedotti, dei suoi
templi, delle sue fortezze, il lago formico
lante di canoe e il mercato pieno di ogni
merce d’America. Tutti i posti della lunga
tavola sono occupati da una folla di gravi e
amabili spettri: San Girolamo tenta di tra
durre ogni sfumatura dell’incomprensibile
parola di Dio, Campanella fantastica intor
no alle macchie della Luna, al candore della
Galassia e agli abitanti delle stelle: Baudelaire
sembra ancora il giovane, dalle labbra im
pudenti e dalla capigliatura raffaellesca, che
attraversava come un principe in incognito
il turbine di Parigi: Tolstoj contempla affasci
nato e angosciato « il gioco delle luci, il
comico, il tragico, il commovente e il bello
della vita »: Nietzsche è appena giunto dai
suoi viaggi, dalle sue misere camere d’alber
go, dagli abissi desolati dove abita la Verità
e l’Enigma: Conrad insegue gli ultimi, de
boli bagliori di luce, che non si lasciano
travolgere dalla marea taciturna della tene
bra: il giovane Proust, « con gli occhi allun
gati e bianchi come una mandorla fresca »,
discorre con la madre: Gadda confessa il
« male oscuro » della propria anima: Kava-
fis gioca col tempo e si addentra, pieno di
desiderio, nel regno del passato, al quale
strappa qualche delicata lapide d’aria: Fitz-
gerald gioca ansiosamente con le ferite del
proprio cuore: Borges con l’eternità, le spa
de, i labirinti, i libri, gli specchi, le bibliote
che, i cataloghi... Tra questi invitati, che in
vita non si conobbero o si lessero a distanza
di secoli, corrono adesso relazioni insospetta
te. Le loro parole si rispecchiano l’una nel
l’altra; e, alla fine, tutte le voci echeggiano
come una voce sola, tutti i libri paiono
scritti da un’unica mano che cela indefinita
mente se stessa.
Chi ha convocato questa folla molteplice?
Chi tenta di raccogliere le immagini dei ro
manzieri e dei poeti? Dietro un albero o se
duto a un angolo della lunga tavola, il pa
drone di casa - l’apparente autore di que
sto libro - si nasconde: ora contraffà le paro
le di un grande vicino, ora si dissimula tra i
minori e i minimi, ora indossa le vesti della
Tragedia o della Commedia: ora svanisce
lentamente nell’aria, come il sorriso senza
corpo e senza volto del gatto del Cheshire.
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