Ebook: La letteratura come menzogna
Author: Giorgio Manganelli
- Genre: Literature // Literary
- Series: Saggi. Nuova serie 46
- Year: 2004
- Publisher: Adelphi
- City: Milano
- Language: Italian
- pdf
Quando apparve La letteratura come menzo
gna (1967), la scena letteraria italiana si
presentava piuttosto agitata. Lo spazio era
diviso fra i difensori di un establishmentche
vantava come glorie opere spesso medio
cri e i propugnatori della «neo-avanguar-
dia», i quali non si erano accorti che la pa
rola «avanguardia» era stata appena colpi
ta da una benefica senescenza. Per ragio
ni di topografia e strategia letteraria, Man
ganelli fu assegnato (e si assegnò egli stes
so) a quest’ultimo campo. Nondimeno, sin
dai suoi primi scritti, si capì che la lettera
tura di Manganelli non apparteneva a quel
la battaglia dei pupi, ma rivendicava u n ’a
scendenza più rem ota e insolente: quella
della letteratura assoluta.Che cosa si dovrà
intendere con questa espressione? Tante
cose diverse quanti sono gli autori che, e-
splicitamente o no, la praticano. Ma un
presupposto è per tutti comune: si è dato,
a un certo punto della nostra storia, un sin
golare fenomeno per cui tutto ciò che era
rigorosa ricerca e acquisizione di un vero -teologico, metafisico, scientifico - apparve
innanzitutto interessante in quanto mate
riale, per nutrire un falso,una finzione per
fetta e onniawolgente quale è, nella sua
ultima essenza, la letteratura. A questo dio
oscuro e severo andava offerto tutto ciò
che sino allora aveva presunto di essere
giustificato in se stesso. Di questa ambizio
sa eresia si può supporre fossero cultori, in
secoli lontani, Callimaco o Góngora o for-
s’anche Ovidio. Ma rimane il fatto che nes
suno osò formularla sino a tempi recenti,
quando i romantici tedeschi cominciaro
no a disarticolare con mano delicata ogni
presupposto dell’estetica. Come il surrea
lismo non può dirsi assente anche da lette
rature lontane, e tuttavia occorreva che un
giorno André Breton scrivesse il Manifesto
del surrealismoperché la parola si divulgas
se; così è accaduto che l’essenza menzo
gnera della letteratura sia serpeggiata per
anni in tante opere, sinché Manganelli de
cise, con gesto brusco e quasi burocratico,
di presentarla allo stato civile. E dunque
molto grave la responsabilità che si prese,
dando quel titolo a una raccolta di saggi
dove si parla di Carroll e di Stevenson, di
Firbank e di Nabokov, di Dickens e di Pea-
cock, di Dumas e di Rolfe. Ma era un gesto
doveroso: lo avvertiamo tanto più oggi, nel
constatare che certe argomentazioni non
hanno più bisogno di essere confutate. Già
le aveva infilzate il cavalier Manganelli con
la sua lancia. E accaduto perciò a questo
libro, in breve tempo, qualcosa di simile a
quello che avviene a tanti bei libri in tempi
più lunghi. Nascere come scandalo e sor
presa, e vivere poi tranquillamente con la
forza silenziosa dell’evidenza.
gna (1967), la scena letteraria italiana si
presentava piuttosto agitata. Lo spazio era
diviso fra i difensori di un establishmentche
vantava come glorie opere spesso medio
cri e i propugnatori della «neo-avanguar-
dia», i quali non si erano accorti che la pa
rola «avanguardia» era stata appena colpi
ta da una benefica senescenza. Per ragio
ni di topografia e strategia letteraria, Man
ganelli fu assegnato (e si assegnò egli stes
so) a quest’ultimo campo. Nondimeno, sin
dai suoi primi scritti, si capì che la lettera
tura di Manganelli non apparteneva a quel
la battaglia dei pupi, ma rivendicava u n ’a
scendenza più rem ota e insolente: quella
della letteratura assoluta.Che cosa si dovrà
intendere con questa espressione? Tante
cose diverse quanti sono gli autori che, e-
splicitamente o no, la praticano. Ma un
presupposto è per tutti comune: si è dato,
a un certo punto della nostra storia, un sin
golare fenomeno per cui tutto ciò che era
rigorosa ricerca e acquisizione di un vero -teologico, metafisico, scientifico - apparve
innanzitutto interessante in quanto mate
riale, per nutrire un falso,una finzione per
fetta e onniawolgente quale è, nella sua
ultima essenza, la letteratura. A questo dio
oscuro e severo andava offerto tutto ciò
che sino allora aveva presunto di essere
giustificato in se stesso. Di questa ambizio
sa eresia si può supporre fossero cultori, in
secoli lontani, Callimaco o Góngora o for-
s’anche Ovidio. Ma rimane il fatto che nes
suno osò formularla sino a tempi recenti,
quando i romantici tedeschi cominciaro
no a disarticolare con mano delicata ogni
presupposto dell’estetica. Come il surrea
lismo non può dirsi assente anche da lette
rature lontane, e tuttavia occorreva che un
giorno André Breton scrivesse il Manifesto
del surrealismoperché la parola si divulgas
se; così è accaduto che l’essenza menzo
gnera della letteratura sia serpeggiata per
anni in tante opere, sinché Manganelli de
cise, con gesto brusco e quasi burocratico,
di presentarla allo stato civile. E dunque
molto grave la responsabilità che si prese,
dando quel titolo a una raccolta di saggi
dove si parla di Carroll e di Stevenson, di
Firbank e di Nabokov, di Dickens e di Pea-
cock, di Dumas e di Rolfe. Ma era un gesto
doveroso: lo avvertiamo tanto più oggi, nel
constatare che certe argomentazioni non
hanno più bisogno di essere confutate. Già
le aveva infilzate il cavalier Manganelli con
la sua lancia. E accaduto perciò a questo
libro, in breve tempo, qualcosa di simile a
quello che avviene a tanti bei libri in tempi
più lunghi. Nascere come scandalo e sor
presa, e vivere poi tranquillamente con la
forza silenziosa dell’evidenza.
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