Ebook: Re-visione della psicologia
Author: James Hillman
Dopo aver messo in questione, nel M ito
dell'analisi , i fondamenti della terapia psi
coanalitica, Hillman ha compiuto in que
sto suo libro, che e del 1975, il passo deci
sivo per ricondurre la psicologia al suo si
gnificato di discorso dell’anima. Perché si
apra la possibilità di questo che è «il più
lungo dei viaggi» occorre risvegliare la
mente alla dimensione del Vimmaginale, a
un modo di percepire la vita delle imma
gini che è stato considerato con sempre
maggiore sospetto nel corso della storia
della nostra cultura: così Yimagìnalio vera
degli alchimisti, regina delle facoltà, è
finita per diventare la fo lle du logis , nella
celebre formulazione di Malebranche.
Per Hillman il luogo dell’anima non e in
nanzitutto quella torretta di controllo,
abitata da un «io» sempre vigile e acci
gliato, che tanti analisti vogliono rinfor
zare, ma una casa piena di voci e di stan
ze, dove si alternano ospiti disparati, insi
diosi e seducenti. Ciascuno di questi ospi
ti è una parola che è una persona - c l'attività
peculiare della psicologia per Hillman,
quel «fare anim a» di cui ha parlato
Keats, è proprio il tentativo di riconosce
re le persone (dèi, angeli e demoni) che
nelle parole si celano. Dinanzi alla novità
radicale di questa visione, che si appella
non solo a Ju n g ma al grande romantici
smo tedesco e al Rinascimento ermetico c
mnemotecnico di Ficino e di Bruno, mol
te tendenze psicoanalitiche e psichiatri-
che degli anni recenti si rivelano nella
loro fondamentale inconsistenza. Il di
scorso dell’anima è un pathos , un doloroso
districarsi, un operare oscuro: di tutto
questo ben poco ci hanno saputo dire sia
le varie specie d d l’antipsichiatria, che
hanno accollato ogni male alla «società
cattiva», sia le molte scuole analitiche
che, sulla base di una edulcorata mistica
della naturalezza, celebrano la sponta
neità e il sentimento. Per vie opposte, si
tratta ogni volta di tentativi di aggirare il
vero luogo del pericolo e dell’emozione,
che è l’anima stessa, con i suoi dèi ambi
gui, esaltanti e ingannatori. Ed è il luogo
che torna ad aprirsi in queste pagine nel
la sua immane vastità, quella a cui accen
nava la parola di Eraclito: «Per quanto
tu cammini, e anche percorrendo ogni
strada, non potrai raggiungere i confini
dell’anima: tanto profonda e la sua vera
essenza».
A Jam es H illm an si devono i m aggiori svi
luppi, in questi ultim i ann i, della psicoanalisi
d i derivazione ju n g h ian a. F ra le sue opere:
Emotion (1960), Suicide and the Soul(trad . it. //
suicidio e I ’anima , Rom a, 1972), An Essay on Pan
(trad . it. Saggio su Pan , M ilano, 19792), The
Myth o f Anali sis (trad . it. Il mito dell’analisi.
M ilano, 1979), Loose Ends (1975), The Dream
and the Underworld(1979), Intervista su anima e
psiche, Bari, 1983, il saggio Psychology: Mono
theistic or Polytheistic (ed. it. con D. I,. M iller in
Il nuovo politeismo, M ilano, 1983).
dell'analisi , i fondamenti della terapia psi
coanalitica, Hillman ha compiuto in que
sto suo libro, che e del 1975, il passo deci
sivo per ricondurre la psicologia al suo si
gnificato di discorso dell’anima. Perché si
apra la possibilità di questo che è «il più
lungo dei viaggi» occorre risvegliare la
mente alla dimensione del Vimmaginale, a
un modo di percepire la vita delle imma
gini che è stato considerato con sempre
maggiore sospetto nel corso della storia
della nostra cultura: così Yimagìnalio vera
degli alchimisti, regina delle facoltà, è
finita per diventare la fo lle du logis , nella
celebre formulazione di Malebranche.
Per Hillman il luogo dell’anima non e in
nanzitutto quella torretta di controllo,
abitata da un «io» sempre vigile e acci
gliato, che tanti analisti vogliono rinfor
zare, ma una casa piena di voci e di stan
ze, dove si alternano ospiti disparati, insi
diosi e seducenti. Ciascuno di questi ospi
ti è una parola che è una persona - c l'attività
peculiare della psicologia per Hillman,
quel «fare anim a» di cui ha parlato
Keats, è proprio il tentativo di riconosce
re le persone (dèi, angeli e demoni) che
nelle parole si celano. Dinanzi alla novità
radicale di questa visione, che si appella
non solo a Ju n g ma al grande romantici
smo tedesco e al Rinascimento ermetico c
mnemotecnico di Ficino e di Bruno, mol
te tendenze psicoanalitiche e psichiatri-
che degli anni recenti si rivelano nella
loro fondamentale inconsistenza. Il di
scorso dell’anima è un pathos , un doloroso
districarsi, un operare oscuro: di tutto
questo ben poco ci hanno saputo dire sia
le varie specie d d l’antipsichiatria, che
hanno accollato ogni male alla «società
cattiva», sia le molte scuole analitiche
che, sulla base di una edulcorata mistica
della naturalezza, celebrano la sponta
neità e il sentimento. Per vie opposte, si
tratta ogni volta di tentativi di aggirare il
vero luogo del pericolo e dell’emozione,
che è l’anima stessa, con i suoi dèi ambi
gui, esaltanti e ingannatori. Ed è il luogo
che torna ad aprirsi in queste pagine nel
la sua immane vastità, quella a cui accen
nava la parola di Eraclito: «Per quanto
tu cammini, e anche percorrendo ogni
strada, non potrai raggiungere i confini
dell’anima: tanto profonda e la sua vera
essenza».
A Jam es H illm an si devono i m aggiori svi
luppi, in questi ultim i ann i, della psicoanalisi
d i derivazione ju n g h ian a. F ra le sue opere:
Emotion (1960), Suicide and the Soul(trad . it. //
suicidio e I ’anima , Rom a, 1972), An Essay on Pan
(trad . it. Saggio su Pan , M ilano, 19792), The
Myth o f Anali sis (trad . it. Il mito dell’analisi.
M ilano, 1979), Loose Ends (1975), The Dream
and the Underworld(1979), Intervista su anima e
psiche, Bari, 1983, il saggio Psychology: Mono
theistic or Polytheistic (ed. it. con D. I,. M iller in
Il nuovo politeismo, M ilano, 1983).
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